Tra le ville palladiane, il progetto di Villa Emo risulta probabilmente quello più rappresentativo dell'attività dell'architetto Andrea Palladio in relazione al territorio e alla committenza.
Il territorio e le sue regole governano l'impianto del progetto a scala urbana, articolando i diversi corpi di fabbrica, gli accessi, la viabilità interna. Riprendendo lo schema nord - sud del cardo e del decumano romano, che informa la campagna circostante, la proprietà è segnata dal grande viale alberato, asse portante del collegamento tra il corpo principale della Villa, i terreni di proprietà e l'esterno.
Su questa direttrice si colloca anche l'accesso principale alla Villa, caratterizzato dalla grande rampa, singolare elemento di fusione tra ingresso aulico e spazio funzionale alle attività agricole della proprietà.
Ortogonale a questa direttrice nord - sud, un altro asse di viabilità principale divide e distingue gli ambiti della Villa e del corpo di fabbrica a suo servizio, denominato Fattoria, dall'insediamento articolato denominato Borgo: questo insieme di corpi di fabbrica minori a cavallo del viale alberato, di cui è certa l'originale volontà progettuale palladiana, era destinato al servizio della gestione dell'intera proprietà.
L'impianto della Villa e del complesso risulta quindi ancorato a questi due assi principali che trovano proprio nel corpo dominicale centrale un punto di perfetta intersezione, sottolineato dalle due rampe di accesso, anteriore e posteriore, che diventano il necessario collegamento a terra di una fabbrica che dichiara esplicitamente la sua appartenenza al territorio.
Lo stretto legame tra proprietà ed edificio è dichiarato anche dalla forma stessa della Villa, aperta su tutti i fronti per controllare visivamente il suo vasto territorio di pianura.